L’approccio olistico

L’approccio olistico

Lo sviluppo della medicina in questi ultimi 20-25 anni ha cambiato radicalmente i paradigmi lavorativi di chi esercita la mia professione.

In passato l’approccio medico era generalmente incentrato sulla figura del singolo professionista.

Si assisteva spesso a situazioni in cui un unico medico era concentrato nel trovare una cura al problema presentato dal paziente.

Oggi, al contrario, è importantissima la collaborazione tra diverse figure e professionalità. Il medico è tenuto infatti a “co-creare” alla risoluzione della patologia, relazionandosi sempre di più con tutta la realtà che circonda la vita del paziente.

Non è più possibile, a mio parere, adottare sistemi di lavoro chiusi. L’approccio “fordiano” incentrato sul cosiddetto “Scientific Management” è destinato a lasciare il passo al “Humanistic Management” inteso come quell’insieme di azioni volte soprattutto alla cultura e all’interpretazione di tutti i fenomeni che circondano la vita del paziente.

Siamo costretti sempre di più a ragionare in termini olistici e questo conduce necessariamente a connetterci con il territorio. Ne discende infatti l’importanza fondamentale del medico di base.

Il medico è il primo attore, colui che deve ricevere tutte le informazioni dal paziente, capirne lo stato di malessere, nonché i motivi che posso avere portato anche all’insorgere di stati depressivi. Esso è in sintesi il primo testimone in grado di modificare l’ambiente in cui vive il paziente.

In un secondo momento sarà poi ovviamente necessario portare all’attenzione degli specialisti la situazione di ogni specifico paziente.

Se non si ragiona in questo modo si corre il rischio di rimanere ancorati a uno sterile e semplice atto chirurgico basato su protocolli e procedure rigide, senza mai risolvere appieno la patologia del paziente.

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