L’osteoporosi

L’osteoporosi

L’Osteoporosi rappresenta, ormai, un problema di rilevanza sociale.
L’allungamento della vita media ha fatto aumentare molto il numero delle persone a rischio e ad oggi il trend appare decisamente in crescita.
L’International Osteoporosis Foundation (IOF) ha stimato che nell’Unione Europea circa 22 milioni di donne e 5,5 milioni di uomini soffrono di osteoporosi, di cui il 14% in Italia per entrambi i sessi.
Nelle persone con un’età superiore ai 65 anni, bisogna tenere presente che tale aumento dipende non solo dalla minore robustezza dello scheletro legata all’invecchiamento, ma anche dall’invecchiamento in sé, in quanto fattore che implica un maggior rischio di cadute.
L’osteoporosi non dà sintomi fino alla comparsa di una frattura che può presentarsi con dolore. A tale riguardo è importante sapere che in presenza di osteoporosi gravi, anche un piccolo trauma può essere sufficiente per causare una frattura.
Le fratture rappresentano la complicanza più rilevante dell’osteoporosi e in alcuni casi possono arrivare a provocare anche una invalidità permanente, nonché aumentare il rischio di decesso.
I pazienti che hanno subito una frattura al femore, per esempio, hanno un tasso di mortalità nell’anno successivo del 15-30%.


Tutte le ossa colpite da osteoporosi possono rompersi e nelle persone con un’età superiore ai 65 anni i punti più a rischio sono il femore e soprattutto le vertebre.
È fondamentale identificare i soggetti a rischio di osteoporosi, somministrare le terapie più appropriate e fare prevenzione. Inoltre, bisogna tenere presente che chi ha già avuto una frattura osteoporotica ha una probabilità quasi doppia di andare incontro a una nuova frattura rispetto a chi non si è mai fratturato prima.
Perciò, è importante sottoporsi ad una visita specialistica e iniziare una terapia farmacologica per prevenire ulteriori fratture successive.
La prevenzione secondaria delle fratture da fragilità è spesso trascurata. Nonostante le Linee Guida e la Nota AIFA 79 raccomandino un adeguato trattamento farmacologico (bisfosfonati e supplementazione di calcio e vitamina D) per tutti i pazienti che abbiano subito una frattura da fragilità, il 60 – 85% dei pazienti non lo riceve e solo il 50% segue le cure ad un anno dalla prescrizione.
Per tentare di arginare questa spirale negativa è necessario ottimizzare la presa in carico del paziente, dalla diagnosi fino al follow-up.
È importante migliorare la comunicazione ed investire in prevenzione. Questo può fare veramente la differenza.
Inoltre, sottolineo l’importanza di sapere ascoltare il proprio corpo in modo da permettere al neurochirurgo di assistere al meglio il paziente.

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