Dalla TEORIA DEL CAOS a un nuovo approccio di cura delle MALATTIE SPINALI

Dalla TEORIA DEL CAOS a un nuovo approccio di cura delle MALATTIE SPINALI

“La natura utilizza il caos per costruire e organizzarsi”

Una delle prime applicazione pratiche della teoria del caos è stata utilizzata in cardiologia: si è compreso che la frequenza cardiaca di un individuo sano varia nel tempo con periodicità caotica.

In caso di malattia coronarica la variabilità del ritmo diminuisce in funzione alla gravità della riduzione del flusso coronarico. La scomparsa della variazione del ritmo caotica è predittiva dell’arresto cardiaco.

In psichiatria la perdita della caoticità determina invece idee ossessive e fisse.

Lo stesso andamento delle malattie infettive segue gli schemi del caos e della complessità (Covid -19 per esempio).

Dobbiamo quindi introdurre un nuovo modo di ragionare, di pensare per poter analizzare la malattia spinale.

La super specializzazione che il mondo della medicina di questi anni ci ha fatto conoscere, la tecnologizzazione della professione medica e la perdita della capacità di affrontare i problemi del paziente in modo “olistico” complesso, tenendo conto delle molteplici variabili poste in gioco, dell’ambiente in cui vive, degli aspetti culturali sociali economici, della alimentazione, dell’atteggiamento psicologico del soggetto, dell’esposizione ad inquinanti ambientali, a malattie intercorrenti e altro, ci ha fatto “confondere” nel percorrere la strada diagnostica del paziente spesso con errori clinici e cattivi risultati.

Passiamo quindi da una visione medica di tipo verticistico dove il medico imponeva il trattamento ad una nuova visione orizzontale trasversale con il “paziente al centro della cura” dove il medico interagisce con il soggetto creando sempre più una diagnosi e terapia “… costruita come farebbe il sarto nel creare un vestito al soggetto …”.

Una visione olistica aperta una rete aperta di professionisti che co-creano il miglior trattamento con il soggetto al centro del progetto.

La ricerca della diagnosi e del trattamento delle patologie vertebrali ed in particolare della cura del dolore cronico possono quindi avvenire esclusivamente in quell’intervallo tra caos e ordine che abbiamo definito …Il MARGINE DEL CAOS… dove tutti gli specialisti coinvolti in una rete aperta creano, fanno diagnosi, cercano il miglior trattamento considerando sempre il paziente al centro del progetto.

In questo caso, la formazione non avviene solo tra specialistici e tecnici, ma anche tra medico specialista e paziente, tra paziente e paziente e tra paziente e mondo digitale oltre a quello reale in particolare con il passaparola nella quotidianità e con il WOM (Word Of Mouth) nel mondo digitale.

Paziente connesso che si affida al Fattore F (Friends, Families, Facebook Followers and Tweeter Fans) oltre che al medico.

Sempre più oggi per poter trattare la malattia vertebrale abbiamo bisogno da una parte di cure altamente specialistiche e tecnologicamente avanzate e dall’altra parte la necessità di valutazioni pluridisciplinari.

Il Patient Journey 2.0 rappresenta una nuova modalità, una risposta alla medicina della complessità creando un percorso clinico con al centro il paziente, percorso mirato alla cura del singolo, ritagliando la giusta terapia e la aderenza alla stessa.

Per far ciò è necessario co-creare, coinvolgendo numerose figure professionali sanitarie e non, introducendo il concetto di:

“Humanistic Management”

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