DOLORE ALLA SCHIENA – Tutto quello che devi sapere sul dolore

DOLORE ALLA SCHIENA – Tutto quello che devi sapere sul dolore

In diversi precedenti precedenti articoli abbiamo esaminato la classificazione del dolore, distinguendo quello “temporaneo” da quello cronico.

Quando parliamo di sensibilizzazione centrale, di solito pensiamo a un fenomeno con un inquadramento patologico.

Tuttavia, spesso ci dimentichiamo chela sensibilizzazione centrale è un normale meccanismo adattativo che permette la protezione di una zona lesionata.

Quando ci facciamo male, la prima risposta dell’organismo è generalmente una risposta stereotipata e vivace, che ha il compito di mettere in allarme il sistema (dolore nocicettivo).

In condizioni normali questo processo è assolutamente reversibile: al cessare dello stimolo periferico, sia il nocicettore che il neurone centrale tornano alla normalità.

Può succedere però, che al fermarsi dell’infiammazione periferica, il neurone centrale non ritorni allo stato iniziale. In questo caso, allora, la sensibilizzazione centrale si configura come un fenomeno parafisiologico, sostenuto da modificazioni plasticità cerebrale

La sensibilizzazione centrale si configura come un aumento della reattività dei neuroni nocicettivi del sistema nervoso centrale al loro input afferente normale o sotto soglia.

Questo aumento di reattività dei neuroni di secondo ordine è una risposta adattativa che ha il compito di proteggerci da un danno in atto o potenziale.

Tuttavia, se sono presenti stimoli nocicettivi intensi, duraturi e ripetuti, il neurone centrale può rimanere sensibilizzato anche dopo la cessazione dello stimolo che l’ha attivato.

La sensibilizzazione delle fibre è responsabile di una serie di manifestazioni quali iperalgesia secondaria (aumentata risposta a stimoli dolorosi al di fuori della zona di lesione o infiammazione), allodinia (aumentata risposta a stimoli normalmente non dolorosi anche al di fuori della zona di lesione o infiammazione), allargamento del campo recettoriale del neurone.

Tutto questo si traduce in un quadro clinico abbastanza tipico, caratterizzato da: dolore spesso discontinuo, non prevedibile e non coerente tra stimolo e risposta; dolore con distribuzione anatomica variabile; irritabilità, iperalgesia e after-sensation; disestesie varie; ipersensibilità a luce, suoni, tatto; dolore che non risponde a FANS; affidabilità degli esami clinici molto bassa.

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